Primi "provvedimenti" e riflessioni

Ciò che ho pensato quando ho realizzato che quel segnino + su uno stick pisciolento mi avrebbe cambiato la vita è stato uno dei più stupidi inventari dei medicinali che avevo assunto e continuato ad assumere da Natale in poi:
l'oki del mal di gola, il brufen della sinusite, la fluoxetina della finta depressione, il bioscalin dei capelli che smosciano, la tiroxina della tiroide pigra……
Ovvio che sia diventato subito necessario chiedersi cosa sarebbe stato meglio sospendere, e subito.
Ho avuto un vago ricordo delle mie passate ansie sull'inadeguatezza del mio corpo alla mammitudine – l'altra volta credevo così tanto che sarei stata una pessima madre che, forse, ho finito per convincere anche qualcun altro, anche se poi, una volta avuto il bimbo in braccio, mi sono sentita una mamma…. normale!
Memore del ginecologo di una volta, che mi incise una ghiandola del Bartolini senza neanche togliersi gli anfibi, tanto era una cazzata – e senza anestesia – ho deciso di cambiare.
Il mio ginecologo ora è un pacioso omone simile all'orso Yoghi, gioviale e pragmatico.
Quando ho accennato al fatto che il bimbo aveva preso collocazione in un corpo con gli air-bag già "leggermente scoppiati", mi ha semplicemente risposto "se non fosse stato un buon posto, lei non sarebbe rimasta incinta".
Mi ha letteralmente obbligata a portarmi, alla prossima visita, il mio figlio grande, perchè i bambini sono rigorosi e severi nel tenere le mamme sotto controllo….
Conclusione: non avrò più scappatoie.

Appena ho avuto il primo foglietto dell'eco in mano, con una sfocatissima immagine di una macchiolina nera grande 8 millimetri, sono corsa appunto dal mio figlio grande, che era a pranzo dai nonni, e gli ho detto, trattenendo a malapena le lacrime, "guarda un po' se riconosci cos'è questo".
"Sei incinta!"
I miei suoceri, forse vedendoci piangere, hanno pensato che il nostro fosse stato un.. incidente.
Mia suocera si è seduta, e io ho fatto finta di niente.
"Speriamo che sia femmina" ha detto invece mia madre, accompagnata in coro dalla signora delle pulizie dietro le quinte, che faceva la saccente perchè aveva avuto modo di predire il futuro nei bastoncini dei test nei cestini della spazzatura di casa (ma buttarla semplicemente via, la monnezza, no???).
Mio padre, usando una delle sue migliori boutade, se n'è uscito con un "potevi comprarla fatta", parlando stranamente anche lui al femminile.
Mio marito, dopo lo smarrimento iniziale e l'attimo di panico, sembra aver reagito bene.
D'altra parte, c'era anche lui quando ci siamo detti "o adesso, o più niente", ancora un po' insicuri ma certi, ormai, che non è certo l'arrivo di un figlio a scatenare una crisi, esattamente come non è con i bebé che si salvano i matrimoni.
Il nostro preziosissimo esserino, appena battezzato fagiolino, ha sicuramente un merito (e qui cito e copio la Gianna neo-mamma): ha avuto tanta pazienza, ha aspettato che fossimo pronti tutti e due, che avessimo superato il peggio, e abbandonato l'idea sbagliata che fosse la nascita e l'infanzia di nostro figlio ad averci allontanati, o riavvicinati forzosamente.
Ha atteso che desiderassimo ridipingere lo stanzino di rosa o di azzurro.
Ha pazientato mentre per telefono dicevo a mia cugina di conservare gli abiti che le prestavo per il piccolo, che forse mi sarebbero tornati a genio.
Ha sospirato quando ha visto come mio marito passeggiava per la sala con il cuginetto in braccio.
Ha visto, e poi ha deciso di farci un regalo di Natale.
Non siamo noi, ad aspettare lui (lei?). In realtà, è fagiolino che ha aspettato noi.

E la depressione? "Boh, era da tanto che non stavo così bene", ho risposto al ginecologo. Ho preso il foglietto adesivo con il nome dello "specialista" e l'ho appiccicato al fondo della cartellona verde che mi ha rifilato l'Asl. In caso di maternity blues…. una copertina di Linus che potrebbe – spero – non servire più.  

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